Piano di rientro: cos’è e a cosa fare attenzione
Oggi vi parleremo del piano di rientro che viene fatto sottoscrivere a chi ha contratto un debito con un istituto di credito, nello specifico un fido bancario, con particolare attenzione a ciò a cui dobbiamo stare attendi.
Prima di addentrarci nell’argomento occorre, però, aprire una breve parentesi sul fido bancario, per cercare di comprendere cos’è esattamente e quali sono le differenze tra questo e un classico finanziamento personale.
Fido bancario
Prima di entrare nello specifico per quanta riguarda il piano di rientro, è bene essere consapevoli di cosa significa fido bancario.
Una banca o un istituto di credito, previa sottoscrizione di un contratto ad hoc, pone a disposizione del proprio cliente una determinata somma di denaro, che può essere impiegata a discrezione del correntista.
Tale importo non è altro che una sorta di finanziamento e, come tale, chi la concede ne richiede, in base alle condizioni contenute e sottoscritte in contratto, la restituzione.
Generalmente le condizioni del fido non divergono di molto da quelle che vengono fatte sottoscrivere in sede di finanziamento, ciò significa che, pur essendo la somma impiegabile secondo le necessità del cliente, la stessa dovrà comunque essere restituita, onde evitare di incorrere nella revoca del fido concesso.
Ciò significa che nel caso in cui il cliente non dovesse rispettare i termini, la banca potrebbe richiedere la immediata restituzione del fido e nel caso in cui il debitore non fosse in grado di adempiere, il creditore potrà, eventualmente, predisporre un piano di rientro.
Differenze tra fido bancario e finanziamento personale
La prima differenza fra un contratto di fido bancario e uno di finanziamento è rappresentata dalla differenza di utilizzo delle somme concesse.
Infatti, con il fido bancario la somma può essere utilizzata tutta o in parte e nei tempi prestabiliti dal cliente.
Mentre quando viene formalizzato un contratto di finanziamento, l’importo erogato deve essere destinato alla copertura di un debito contratto dal cliente, come l’acquisto dell’automobile, di arredamento ecc.
Un ulteriore differenza fra le due tipologie di credito è quella degli interessi passivi, che per il fido bancario vengono calcolati solamente sulla parte di denaro utilizzata dal debitore, al contrario del finanziamento sul quale vengono calcolati sull’intero importo concesso a prestatiti.
Infine, occorre avere ben presente la finalità delle due tipologie di credito: il fido bancario è spesso utilizzato per far fronte alle spese ordinarie, quindi il debito viene ripianato entro un lasso di tempo piuttosto breve; il finanziamento personale, invece, è destinato a sopportare investimenti più importanti e per tale motivo richiede un piano di ammortamento a medio o lungo termine.
Piano di rientro bancario
Eccoci al dunque, ora che hai compreso appieno che cos’è un fido bancario rientro e quali sono le differenze principali con un classico finanziamento personale, possiamo iniziare a parlare di piano di rientro.
Cos’è il piano di rientro bancario?
Il piano di rientro altro non è che una tipologia di piano di ammortamento, in base al quale il cliente della banca si impegna secondo precise scadenze alla restituzione dell’importo concesso in prestito.
Le condizioni previste dal piano di rientro, ovviamente, dovranno tenere conto delle capacità reddituali del correntista, quindi la quota da restituire dovrà essere calcolata in base alle sue potenzialità economiche.
Pertanto, considerato che il piano di rientro è un atto stragiudiziale mediante il quale la banca negozia con il cliente l’estinzione del debito derivante dalla somma a lui concessa a prestito e che lo stesso ha avuto difficoltà economiche che hanno comportato il mancato pagamento di una o più rate, la tabella con le nuove scadenze dovrà considerare le mutate condizioni finanziarie del debitore.
Il piano di ammortamento può, quindi, essere visto come un risanamento del debito, ovvero una seconda possibilità che la banca concede al suo cliente al fine di non dover incorrere in un giudizio dinnanzi al Giudice, che comporterebbe non solo l’aumento della somma da restituire, ma anche la segnalazione al CRIF del nominativo di colui che non ha saldato il debito.
Pertanto, si consiglia di rispettare le nuove scadenza fissate con il piano di rientro, così da evitare che il debito aumenti.
In tal modo la banca si riterrà soddisfatta del proprio diritto di credito e il cliente non dovrebbe più riscontare problematiche durante il versamento delle rate ricalcolate.
A cosa prestare attenzione quando si sottoscrive un piano di rientro bancario
Alcuni istituti di credito, per tutelare da eventuali scoperti del cliente, propongono allo stesso di rilasciare degli effetti, ma tale pratica viene assolutamente sconsigliata, poiché tali condizioni, generalmente, non sono previste dai contratti che vengono sottoscritti per la concessione dei fidi bancari.
Quindi, nel caso in cui non si riesca a ripianare il debito contratto con la banca, il debitore ha la possibilità di ricorrere all’Arbitrato Bancario Finanziario, presso il quale un arbitro, terzo e imparziale, proporrà un accordo alle parti (banca e cliente) che sia soddisfacente per entrambe e che allo stesso tempo non leda i diritti di nessuno.
Durante la fase di esame della pratica da parte dell’Arbitrato Bancario Finanziario, il cliente dovrà prevedere la richiesta di sospendere il passaggio a sofferenza della sua posizione, poiché in caso contrario, potrebbe venire segnalato come cattivo pagatore e riportare ripercussioni negative qualora avesse rapporti con altri istituti di credito.
Il piano di rientro può essere proposto anche dal cliente, in tal caso la banca valuterà attentamente quanto prospettato nel piano e deciderà se accettare o meno quanto in essa contenuto.
La redazione di un piano di rientro deve essere svolta da professionisti competenti, i quali con la loro esperienza possono predisporre un atto che non sia lesivo dei diritti del debitore, ma che al tempo stesso possa risultare una proposta accettabile da parte dell’Istituto di credito.
Infatti, dopo un’attenta valutazione delle condizioni economiche del cliente, che si suppone non essere abbiente, il professionista andrà ad esporre alla banca una proposta di rientro che troverà sicuramente accoglimento.
Mentre, se l’inadempienza è dovuta a motivi non economici, potrà essere presentata una relazione che illustri irregolarità, anomalie ed eventuali illeciti presenti all’interno dell’accordo sottoscritto dal correntista, in modo tale da poter negoziare un piano di rientro a vantaggio del debitore, anche se una potenziale accettazione non è sempre certa.